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© t thaemlitz/comatonse recordings
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In Sands-Zine (Italy), January 17 2006. (English automated-translation follows Italian.). 23 composizioni incorruttibili, indisciplinate come un lanciafiamme, orbitanti nello spettro carnivoro di una semantica talmente florida che l'unico modo che hai per evitarla sta nella sincerità dell'ascolto che somiglia ad una crocifissione. Trans-gender è la parola d'ordine, qui non suppliziata nell'endopolitica ribellista delle minorità sessuali, ma come in una composizione di William Basinski, fatta rigirare nei circuiti di diversificazione trasversalista coetanea dell'elettroacustica, che quando è caricA nei selciati che traccia rinnova il linguaggio anche d'investiture più che politiche. La politica della riscrizione della soggettività trans-gender è una pratica che tende a decostruire la visione eterosessuale del potere: Terre Thaemlitz questi binari li scava alla medesima maniera di Judith Butler. Un faccia a faccia con il mondo versatile delle frequenze radiofoniche allo scopo di massacrarne l'impianto gradevole per depositarne dinamiche critiche come in un eterno limbo occupato dallo splendore ipnotico di una comunicazione che salta in continuazione e permette l'insinuarsi di codici che altrimenti resterebbero spenti. Thaemlitz come compositore dalla devastante parola infinita trasmette la stessa emotività di Hirschman quando dice: 'Non abbiamo da perdere che la morte'. Quest'ora piena di minuzie clandestine, di voci che si ritrovano come per contare la materia, di miniature strappate in migliaia di parti, appare in alcuni punti non lontana da quella che Lionel Marchetti faceva con la cultura sciamanica in "Knud": pezzi di contraddizione totale, visioni d'oro di una società oramai globale e per questo anche meno unica e più scorporabile. E' un codice che vuole comunicare il fatto che se ti levi dall'orizzonte di riferimento ed incaselli in tutte scatole vuote il codice del linguaggio, questo non ti risponde più come ti sembrava: appare insanabile, incomprensibile e più lo vedi affranto più ti parla del fatto che non sia mai stato vero, univoco. È una modalità di cui la cultura gay sta facendo bene i conti perché per riscrivere un orizzonte a-soggettivo c'è bisogno d'imputare una soggettività non dominante a tutto il resto e l'operazione sintetica di un disco pieno di messaggi subliminari e sublimi, con mastodontica forza se riesce, come in tal caso, a sbalordire e pure a distruggere, significa che ha trovato l'integrazione ideale ai margini del discorso (che poi è il luogo per eccellenza dove vanno ad inserirsi contrasti, sconvolgimenti, poetiche). Thaemlitz ricopre tutti i blocchi oppressivi della natura umana e li fa intersecare dove non avrebbero avuto luogo e dire che questa è solo elettroacustica è come non cogliere il messaggio politico e teorico e gelido che c'è dietro e che non è riservato solo alla cultura trans-gender ma alla cultura intera. Un grande capolavoro. A rather poor English automated-translation (but the closing line reads so poetic): |