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In Blow-Up (IT), Issue 169, June 2012. Ce l'aveva annunciato nell'intervista pubblicata a maggio 2009 (BU#132) e oggi ha tenuto fede: "Il mio prossimo disco sarà un solo-piano di 30 ore titolato "Meditation on Wage Labor and the Death of the Album", che registrerò come singolo MP3 della grandezza di poco più di 4 gigabyte, vale a dire la misura più grande che attualmente un computer normale può aprire. Sarà troppo grande per essere scaricato e quindi dovrò pubblicarlo in un DVD-ROM come ho fatto con "Dead Stock Archive". Credo che potrà essere un 'operazione interessante perché porrà un bel po' di domande sul formatoalbum, a partire da cosa significa pubblicare qualcosa che non si può suonare in un CD player e neanche scaricare... Si sarà capito che mi piace interrogarmi e interrogare il pubblico su cosa significa una ‘pubblicazione-oggetto' nell'era dell'MP3..." Adesso che esiste capiamo rapidamente che "Soulnessless" non è solo l'album più lungo della storia della musica registrata (oltre 32 ore!...) ma mette in campo anche una serie di altre problematiche i cui referenti non sono semplicemente quelli artistici. Prima di tutto però il dettaglio del contenuto. Nella chiavetta USB troviamo due cartelle. La prima contiene gli audio dei Cantos 1, 2, 3 e 4, una bonus alt version dell'1, due altre bonus (Agnostico sa Dabaw e Women in Bands) e tre bonus remix (due del Canto 1 di K-S.H.E e una del Canto 5 di DJ Sprinkles, due nick dello stesso Terre), più dieci video di Soulnessless in altrettante lingue diverse (bulgaro, inglese, francese, tedesco, italiano, giapponese, polacco, portoghese, russo e spagnolo). La seconda cartella contiene il Canto 5 (Meditation on Wage Labor and theDeath of the Album), che poi sarebbe il nucleo autentico del disco perché è un pezzo che dura 29 ore, 42 minuti e 31 secondi, toccando il limite delle possibilità di apertura di un file secondo le attuali possibilità dei computer. Dal punto di vista tecnico "Soulnessless" è un album di musica elettroacustica basato sull'interazione tra suoni (non molti) e found sound (molti): canti di chiesa, preghiere e campane, lontane registrazioni di country e gospel, dialoghi casuali e sconnessi, cori classici e anche la voce di Papa Ratzinger che parla in italiano (notare bene come viene educatamente e causticamente distorta). I primi quattro Cantos e i primi tre bonus durano complessivamente quasi due ore; i suoni sono diradati e si alternano alle lunghe fasi ‘trovate' quasi sempre come frammenti e bocconi di pianoforte e d'elettronica. Solo nei tre remix accreditati a K-S.H.E e DJ Sprinkles (altri tre quarti d'ora) arriva il ritmo. In Rosary Novena for Gender Transitioning (Homosexual Spirits) il luogo è una meraviglia di tribalismo percussivo che linee fuggevoli di piano astraggono verso il jazz mettendolo in contrasto con le parole di uno spiritato MC che incita e spinge a mo' di versione velenosa di James Brown (i dj lo mixino con Sinnerman di Nina Simone e vedranno l'effetto che fa) fino al lento deliquio che segue nello Spirits, Lose Your Hold remix. Quindi lo Sprinkles' Unpaid Overtime remix di Meditation on Wage Labor and the Death of the Album, mosso in affondo deep house della stessa grana che fu del formidabile "Midtown 120 Blues". Il quinto canto, Meditation on Wage Labor and the Death of the Album, è il mastodonte di quasi 30 ore. Sarebbe impossibile dirvi che l'ho sentito tutto insieme e disonesto che l'ho comunque ascoltato per intero; vi dirò allora che l'ho fatto scorrere in casa, sullo sfondo della vita domestica, a intervalli irregolari per diversi giorni, facendolo diventare parte di me fino al punto di notarne l'assenza avvertendone la mancanza; solo ed esclusivamente note di piano diradatissime, sottilmente malinconiche, essenziali nel loro procedere senza alcun tempo, presenti anche e soprattutto nei momenti in cui non si sentono, mix ideale tra Feldman e Satie che vorresti potesse non finire mai senza sapere perché - e in effetti è così... Perché nel complesso "Soulnessless" è un'esperienza difficilmente traducibile a parole e oltrepassa qualunque concetto di ‘musica' che conosciamo; è certamente ambient perché si mescola perfettamente alle nostre vite (e Agnostico sa Dabaw lo fa con commovente perfezione), è certamente musique concrète perché riprende con esattezza l'idea originale nata con Schaeffer e Henry, è musica classica che tende all'alto senza posa (Women in Bands)... E insieme è un trattato del saper vivere, un dialogo zen con sé, una seduta d'autoanalisi. Così, dal punto di vista squisitamente teorico, il tema della transgender-sessualità, presente da sempre nell'opera di Thaemlitz, non manca neppure stavolta ed è centrato sulla religione quale veicolo formativo del concetto di ‘anima', e quindi anche di soul in senso musicale. Questo già a partire dal titolo, che non è soullessness ma "Soulnessless" e quindi non sta a significare mancanza di anima, bensì "è un termine che valorizza la dicotomia tra anima e sua mancanza". Difatti "Soulnessless è stato composto da una prospettiva apertamente non-spirituale e antireligiosa [anche se] non considero l'ateismo una soluzione opposta all'organizzazione religiosa. Lo ritengo piuttosto un atto di autodifesa legato alla mancanza di speranza dell'esistenza in mezzo all'incessante assalto dei dogmi spirituali e delle superstizioni". L'idea dell'album è pertanto quella di "decostruire la musica soul nelle sue nozioni di spiritualità, meditazione, superstizione e religiosità perpetuate dai mercati musicali che insistono nel giudicare il suono in relazione alla sua ‘autenticità' e ‘anima'". Chi ricorda l'intervista citata in apertura sa quanto può essere sottile la dialettica di Thaemlitz (un out-filosofo della musica di questi anni se ce n'è uno), per cui l'unica maniera di accostarsi alle sue idee è di accettarle nel loro farsi carne-suono indipendentemente dalle nozioni che abbiamo personalmente acquisito durante la nostra formazione intellettuale: per cui è difficile, se non impossibile, non ascoltare questo fiume di musica senza abbracciarne pienamente l'impianto e sentire quanta anima abbia realmente in sé al di là della sua forma. Scoprendosi alla fine incerti e sconnessi nel pensare a quale dito e quale luna abbiamo puntato nel corso della nostra esistenza. Oltre alla sfida tecnologica e alla provocazione artistica che sono esplicitamente evidenziate dalla struttura e dalla forma dell'opera, il tentativo implicito (e forse non confessabile) di Thaemlitz pare quello di voler sfuggire alle grinfie della cultura dell'ammasso e dell'individualismo di massa generati da Internet, ponendosi come guastatore rispetto all'abnorme offerta di musica gratuita e infinitamente ripetibile della rete con un disco non-ripetibile e ben difficilmente trasportabile così come hanno fatto prima di lui, con modalità e risultati diversi, anche gli Icarus ("Fake Fish Distribution", BU#166) e i K-Space ("Infinity", BU#125). Tentativi di ribellione, un nuovo underground che nasce, una speranza. Lui ci riesce coi suoi mezzi, la sua arte straordinaria, la sua sensibilità, la sua sofferenza, il suo urlo afono e treme(bo)ndo. Rispetto e amore - dedizione, partecipazione. Siamo così piccoli. |